Siamo in Sardegna, nell'isola di Sant'Antioco, dove Chiara,
nipote di un maestro di tessitura e di una maestra di tele da museo, preserva
l’arte ereditata dai nonni: la tessitura del bisso marino.
La fibra tessile viene prodotta da u mollusco presente solo nel
Mediterraneo, la Pinna Nobilis, dette anche gnacchere, molluschi simili ad una
cozza gigante.
La seta del mare veniva anticamente usata per realizzare
diversi indumenti, tra i più comuni
Indossati da re e regine, i prodotti in bisso, da sempre
filo d’oro prezioso, sono stati negli anni protagonisti di sfarzosi abiti, scialli
e guanti e naturalmente per ricamare e impreziosire stoffe.
Questi molluschi sviluppano una bava di cheratina, che, a
contatto con l’acqua, si solidifica creando dei filamenti che si annidano
intorno alla conchiglia.
Il bioccolo delle gnacchere, una volta lavorato e
sbiondato, diventa bisso dal color oro brillante, soffice e resistente al tempo
stesso.
La tessitura di questi fili rari e preziosi, più sottili di
un capello, è un’antichissima tradizione approdata in Sardegna grazie alla
principessa Berenice di Caldea, esiliata a Sant’Antioco per essersi innamorata
di Tito, imperatore romano.
Il processo di lavorazione è lento e magico al tempo stesso:
la Vigo tesse l’antico filo di seta del mare intonando un canto in ebraico,
come una sorta di mantra.
Il bioccolo per essere trasformato in bisso viene ripulito
da alghe e conchiglie, pettinato con un cardo a spilli e immerso in acqua dolce
per quasi un mese (la sua acqua deve essere cambiata ogni tre ore).
Possono arrivare anche ad un metro e mezzo di lunghezza e,
oltre a produrre piccole perle colorate, generano dei filamenti utilizzati per
aggrapparsi ai fondali e difendersi dai polpi. La Pinna Nobilis, ormai in via d’estinzione,
oggi è una specie protetta tutelata anche dall'Europa.
Candidata dal 2005 al patrimonio immateriale dell’Unesco, la
Vigo tesse il sottile e prezioso filo della memoria di una tradizione dal
valore inestimabile.
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