L’impero
di Ferran
e Albert Adrià, chef di fama internazionale nella metropoli catalana vanta
già le insegne Tickets, Bodega 1900, Hoja Santa, Pakta, Niño Viejo.
Ora, con
l’idea di reinventare un nuovo approccio allo spazio- ristorante ecco l’ultima
creazione dei fratelli Adrià in partnership con la famiglia Iglesias, che ha
aperto con il nome “Enigma” i primi di
Gennaio a Barcellona.
I coperti
sono poco più di venti, sparsi lungo i meandri di un corridoio simile a un
labirinto, per una superficie complessiva di 700 metri quadrati ripensata da RCR –Architetti
in seguito a un bando.
L’ambiente
è caratterizzato da giochi di trasparenze con cristalli e resine nelle nuance
del grigio, vaporosità ovattate sulle maglie metalliche del soffitto e luci cangianti lungo l’intero percorso –
quasi un ambiente surreale. La firma RCR è anche sulle uniformi del personale,
mentre le stoviglie sono griffate Roos van de Velde, le ceramiche Carme Balada
o Luesma & Vega.
Al ristorante si accede componendo un codice personale per poi degustare una cinquantina di bocconi dalla composizione minimalista, per un prezzo di 220 euro bevande incluse.
Si tratta
di un
percorso di degustazione e non certo di un pranzo o di una cena convenzionale
– tutto è molto sorprendente:
Si arriva
in un salottino (il Ryokan) in cui si viene ricevuti con una infusione e i primi, leggerissimi
bocconi: quasi sfoglie, profumi.
Poi segue
la Cantina, cioè un tavolo al quale in piedi si scelgono le bevande per
accompagnare la cena e si cominciano ad abbinare i primi snack a cocktail
creati per l’occasione.
Di
seguito ci si sposta, sempre in piedi, ad un altro banco (la Barra), dove il
barman prepara altri due cocktail, per i quali stavolta è la cucina a trovare
il giusto abbinamento, e non viceversa.
Poi ci si
siede ad un teppanyaki (la Planxa) dove si conoscono tre cuochi, fra cui Oliver
Penya, “responsabile gastronomico”, che interagiscono con i commensali
preparando piatti di cucina creativa alla piastra e spiegandone tecniche e
gesti.
Finalmente
ci si accomoda in una sala da pranzo vera e propria, in cui è facile essere
affiancati da uno solo o da un paio di tavoli. Già, perché il percorso da
Enigma prevede l’alternanza degli ospiti (24 al massimo in tutto, per servizio)
in ciascuna situazione.
Al Dinner
si mangiano i piatti veri e propri, serviti in porcellane bianco candido, che
nulla hanno a che vedere con i piatti di design che hanno contraddistinto la
cucina d’avanguardia degli ultimi anni. E il carciofo fondente e al carbone con
salsa di oliva che risulta uno degli
esempi di una cucina concentrata.
I piatti
però vengono spiegati subito dopo averli
assaggiati, per non influenzare il commensale e lasciarlo interagire col cibo.
Il percorso gourmet si conclude con i dolci (l’arancia al curry è uno dei più incisivi) e dopo i dolci ecco che viene svelato l’ultimo enigma.
Dopo aver attraversato la
cucina, infatti, perfettamente integrata al resto delle sale e degli spazi in
cui si mangia, si passa attraverso la dispensa e, come d’incanto si vien
proiettati in un altro mondo, altra atmosfera, musica ed epoca.
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