Penso
che tutti cominciamo ad intuire che il nostro stile di vita non è più
possibile, dal momento che il 50% dell’ossigeno del nostro pianeta, prodotto dall'oceano, non è più sufficiente a contrastare il nostro inquinamento e la
produzione di anidride carbonica.
UNESCO ha calcolato che ogni chilometro quadrato di mare contiene 16 mila pezzi di
plastica, spazzatura e acque reflue non trattate. Questo mix ha già creato una superficie gigantesca ( 24 volte Roma) di zona morta, dove nessun organismo può
vivere.
Ecco
una risposta – il visionario progetto dell’architetto Vincent Callebaut ha
immaginato una città subacquea stampata in 3d dalle alghe, chiamata Aequorea,
dal nome di una particolare medusa bioluminescente.
La città sarebbe posizionata non lontano dalle
coste di Rio de Janeiro, in Brasile, una realtà completamente sostenibile ed
autosufficiente, fin dalla sua produzione, utilizzando materiali come , una plastica fatta di alghe e rifiuti marini e stampata in 3D.
Nell'idea dell’architetto quattro cupole galleggianti forniscono l’accesso alla città galleggiante,
offrendo lo spazio necessario a
laboratori, impianti di riciclaggio, spazi comuni come campi sportivi e orti, per
poi svilupparsi in verticale, come un grattacielo al contrario.
Quindi sotto il
livello del mare si sviluppa uno spazio abitabile di circa 1000 metri divisi
per abitazioni, l’architetto ha immaginato le suo isole come scialuppe di
salvataggio per coloro che opereranno la casa per colpa dei cambiamenti climatici.
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